martedì 4 aprile 2017

Recensione Raw episodio 155 (15 aprile 1996)

Recensione Raw 155
15 aprile 1996 da San Bernardino (California)
Durata show: 49:06
Rating: 3.1 (vs Nitro #31: 2.8)

Torna Nitro in competizione ed è ancora Raw a vincere, mantenendo il suo buon periodo negli ascolti.

Leif Cassidy (w/Marty Jannetty) vs. Marc Mero (w/Sable)
C’è il tentativo di fare un grande match ma a mio parere i due lottatori non sembrano adatti a combattersi a vicenda, non c’è quell’alchimia fra rivali che speravo di vedere. Non mancano le belle manovre e i voli aerei, ma non mi entusiasma, non mi lascia nulla fuori dal pensiero che sia ‘okay’, ma nulla più di questo. Mero vince con una manovra aerea per schienamento. 6+/10, non è impressionante, apprezzo che ci abbiano provato ma Cassidy è ancora inesperto e Mero non tira fuori una di quelle performance eccezionali.

Viene mostrato il filmato dell’attacco di Diesel a Shawn Michaels in un house show al Madison Square Garden (era già stato mostrato a Raw) con Diesel che lo commenta e dice che ha fatto quello che doveva.

Bart Gunn vs. Steve Austin (w/Ted DiBiase)
Si parla della rivalità di Austin con Savio Vega, che lo ha sconfitto a Superstars con una maschera per nascondere la sua identità, mentre Bart Gunn è in una di quelle prove da lottatore singolo. Sfida tecnica gestita per la maggior parte proprio da Stone Cold, che tiene il controllo della situazione per diversi minuti, anche se è Gunn ad avere i momenti migliori. Alla fine arriva la Million Dollar Dream a far cedere Gunn. 6.5/10, dimenticabile ma è uno di quei match che servono a Stone Cold in questa fase della carriera per mostrarlo capace e pericoloso.

Intervista a Vader, con Jim Cornette, che parla di Gorilla Monsoon e Yokozuna, annientati proprio da Vader. Si parla poi della rivalità con Razor Ramon, il prossimo rivale sul suo percorso. Per Ramon sarà Vader Time. Come potete immaginare, un’intervista molto generica, ma con il solito carisma di Cornette.

WWF Intercontinental Title Match: Goldust (w/Marlena) (c) vs. Savio Vega
Il difetto principale dei match di Savio Vega è che hanno Vega al loro interno (mi è stato fatto presente da alcuni lettori del blog che apprezzano i miei momenti critici, dico solo quello che penso). Quello che fa funzionare il match è Goldust, che riceve la negatività del pubblico. La parte finale è accesa, l’arbitro cade, Vega usa la cintura intercontinentale per colpire il campione e schienarlo. Vince la cintura intercontinentale… anzi, no, perché due arbitri discutono fra loro. 6.5/10, risulta un po’ pesante ma nella seconda parte merita e diventa imprevedibile, con un finale un po’ strano. Goldust fa un grande lavoro di costruzione del personaggio anche in questa sfida.

Gorilla Monsoon decide che Savio Vega non sarà il campione intercontinentale, ma la cintura viene revocata a Goldust perché è stato schienato. Il titolo è reso vacante.

Viene mostrato Bret Hart furioso dopo Wrestlemania XII, manda via i giornalisti, se ne va seccato dall’arena. In un’intervista registrata, Hart dice che ha fatto quello che doveva, ha pareggiato perché non serviva che vincesse, era lui il campione. L’unica cosa che gli importa non è il denaro ma il rispetto, e ora sente di essere stato tradito dalla federazione. Questa è una delle ultime apparizioni prima della lunga pausa del lottatore.


Voto finale: 5.5/10, Goldust continua ad essere uno dei punti di forza dello show, è controverso e le storie attorno a lui catalizzano l’attenzione più di quelle che dovrebbero riguardare i lottatori al top (a eccezione di Shawn Michaels, che rimane il numero 1 su tutti i fronti). I match non sono particolarmente belli, ma nemmeno terribili, tutti dalla sufficienza in su. Il discorso di Bret Hart (un po’ come tutti i suoi match contro Shawn Michaels) sembrano mostrare un futuro che poi si concretizzerà, non sentirsi rispettato, lasciare la federazione e passare alla WCW, anche se era solo una storia, poi è diventato qualcosa di più personale. Incredibile pensare che dopo questo discorso non sia stata giocata subito la carta del passaggio a heel al ritorno. Steve Austin già si distingue per le sue qualità sul ring, avevano un futuro main eventer e non se ne rendevano ancora conto (basta vedere quante energie sono spese per HHH, che ha sempre rivalità in corso). Una puntata quasi sufficiente, con impegno dei lottatori ma non la massima resa possibile.

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